La storia di questo podere dall’altisonante nome Castel Crescente chiamato da tutti “I Monti” è tanto semplice quanto straordinaria. Nell’antico alveo del fiume Panaro sorge un appezzamento di terreno di circa 16 ettari che ancora oggi è diviso in “centurie”, ovvero in campi quadrati divisi in multipli di cento metri, sistema usato anticamente dai romani. Fin qui ci sarebbe poco di straordinario se non fosse che, agli angoli del quadrato, si ergono nel piattissimo panorama circostante, quattro collinette che sono quanto di miracolosamente rimasto di un antichissimo accampamento romano. Esse sono formate dal terreno di risulta di un fossato largo circa 20 metri e profondo 6 scavato a difesa dell’accampamento sulle cui sommità vigilavano le sentinelle.
Questo podere viene descritto con bibliografia certa del 1200 ancor prima della nascita del paese di Ravarino ed è appartenuto alle più importanti famiglie del territorio. Il Duca di Modena se ne riservò la proprietà quando conferì alla nobile famiglia dei Rangoni, per meriti conseguiti in battaglia, tutto il territorio circostante, perché? La risposta è semplice, perché su quello che oggi in gergo vitivinicolo si chiama terroir, le caratteristiche della terra sono completamente diverse dal terreno circostante in quanto provengono da uno strato geologico molto inferiore.
Quando, ancora giovane studente, Nicola Marchesi, attuale titolare dell’azienda Marchesi di Ravarino, è venuto a conoscenza di tutto questo, ha deciso che sarebbe diventato viticoltore ed enologo.
Tutti i vini di Marchesi di Ravarino sono ottenuti da uve provenienti da una rigorosa coltivazione biologica. L’obiettivo primario è volto a ottenere ottime uve e di intervenire il meno possibile nel processo di vinificazione affinché possano dare il massimo delle loro qualità varietali. Per esaltarne al massimo le qualità organolettiche, attraverso una attenta potatura e complice un terreno particolarmente vocato alla viticoltura di qualità, le rese di uva per ettaro vengono volutamente limitate a 100/120 quintali, a fronte dei 210 previsti dai disciplinari.
Il vino
Le uve vengono raccolte a mano e vinificate secondo il metodo ancestrale, tecnica enologica tradizionale che prevede la rifermentazione in bottiglia. Il vino, affinatosi sui propri lieviti, produce un sedimento che garantisce la naturalezza del processo di vinificazione, cosicché l’ultimo bicchiere diventerà il tuo preferito.
Provenienza: Italia, Emilia-Romagna
Denominazione: Bianco dell’Emilia IGT
Vitigno: Lambrusco Sorbara 100%
Annata: 2021
Alcol: 12%
Formato: 0,75 l
Abbinamenti: Antipasti, pesce, formaggi
Premi/Punteggi: Vino Slow – Slow Wine
Primi classificati Autochtona
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