Manuel Di Vecchi, ragazzaccio toscano, sacco in spalla, si è lasciato rapire dalla bellezza di Banyuls, ha acquistato tre ettari di vigna in montagna, si è trasferito lì ed ha dato vita a Vinyer de la Ruca. La tecnologia non entra in nessuna fase produttiva del vino: la vigna viene lavorata solamente con l’aiuto di un asino, in cantina non ci sono pompe nè acciaio, le bottiglie sono soffiate a bocca, l’imbottigliamento è manuale, i tappi sono fatti a mano etc. etc. “Indipendenza e gusto della vita animano il “Vigneto dell’Asina”. Si produce dal nulla. Nei Pirenei, sul Mediterraneo, nella terra dove non piove mai, circondati da sughere, su terrazze di scisto e muretti a secco, al vento e al sole. Alberello cinquantenario di Grenache, prezioso come il vino, d’oro e di luce. Il lavoro è agricolo, primario, quasi spontaneo. Tutto eseguito a mano. Ani- mali prescelti assistono e condividono. Il mezzo è il fine. Gli strumenti sono creativi, artigianali, conviviali, danno soddisfazione diretta, facilitano il godimento e non ri- chiedono supervisione amministrativa, medica, poliziesca o professionale. Nessun prodotto di sintesi chimica artificiale è utilizzato. Rinuncia a tutti i carburanti ed i meccanismi. Tutto ciò che ingrana, ingrippa, innesta, scatta e incastra è abbando- nato. Il ritmo è lento. Apodittico. Goduto con calma. I gesti son precisi.
Vinyer de la Ruca è un’enclave di resistenza creativa ispirata a Luciano Bianciardi, Johan W. Goethe e Rudolf Steiner passando per Ivan Illich: il lavoro va con le stagioni, segue il calendario astronomico e la luna. I preparati biodinamici favoriscono la fertilità della terra e delle piante. Due trattamenti di zolfo naturale di cava preservano i frutti. Zappatura, potatura, raccolta dei sarmenti, falciatura, ven- demmie. Tutto a mano. Falce, falcetto, forbici, forchetta, zappa, pala, asta, xadic. In spazio chiuso. La pigiatura dell’uva è a gamba di donna, diraspatura a mano d’uomo, pressatura in torchio di legno, lieviti indigeni, botte annua, ossigenazione frequen- te, imbottigliamento a manico di caraffa, bottiglie di sbuffo catalano, etichettatura d’artista e vestito solare. Tutto a mano. Niente che filtra, concentra, additiva. Mille bottiglie di Banyuls all’anno.”
Il Vino
Provenienza: Francia, Linguadoca-Rossiglione
Denominazione: Banyuls AOC
Vitigno: Grenache noir 100%
Annata: 2015
Alcol: 16%
Formato: 0,50 l
Affinamento: 12 mesi in legno
Abbinamenti: dessert, pasticceria, frutta secca, foie gras; fantastico sul ciocoalato, esaltante con i formaggi erborinati, i più temerari lo provino con la lepre in salmì