Cosa c’entra Rio De Janeiro con la nascita del Barolo?
Tutti gli appassionati che conoscono la storia del Barolo ne fanno risalire la nascita a Cavour, il conte Camillo Benso, che insieme ad un manipolo di innovatori nel 1844 imbottiglia il primo Barolo secco, limpido e fermo. Fino a quel momento il vino prodotto nelle Langhe era torbido, abboccato, dolce e poco adatto alla conservazione ed ancor meno alla trasportabilità, ed era così dal tempo degli antichi romani.
E allora Rio De Janeiro che ruolo gioca in questa vicenda?
Il 22 ottobre 1841 salpò da Genova la fregata a vela della Regia Marina “La Des Geneys” e la destinazione era proprio Rio De Janeiro, nel suo carico c’erano anche 141 barili di un vino rosso del 1840 prodotto nelle Langhe. Non era un viaggio commerciale ma un esperimento ideato per mettere alla prova la resistenza ai lunghi viaggi ed agli sbalzi di temperatura il vino prodotto secondo le intuizioni del generale Paolo Francesco Staglieno. Il generale oltre che essere un valente ufficiale era un eccelente enologo ante litteram (non esisteva ancora questa professione all’epoca), e fu lui introdurre nella lavorazione del vino piemontese la chiarificazione e l’aggiunta di solfiti.
Nel 1843, 2 anni dopo, i barili fecero ritorno dal viaggio e non solo il vino aveva resistito agli stress a cui era stato sottoposto ma addirittura era migliorato. Visto questo risultato incredibile Carlo Alberto affidò al generale Staglieno la Tenuta Reale di Pollenzo, allo scopo di fare ricerca ed innovazione.
E questo fu il primo passo del percorso che ha fatto il barolo fino ai giorni nostri e che lo ha reso il vino dei re ed il re dei vini.
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