Niente più scuse, ormai per visitare una vigna non occorre più fare chilometri di strade dissestate e inerpicarsi su decantati dolci pendii (dolci fino a quando non bisogna scalarli a piedi) i vigneti ora sono in città. Non è un effetto del lockdown, non è la natura che si riappropria degli spazi perduti, questi vigneti esistono da tempo, da secoli in alcuni casi. E sorgono nella maggior parte dei casi in posti bellissimi, antichi monasteri, palazzi nobiliari o in luoghi insospettabili a guardarli dal di fuori.
Tra i più antichi e suggestivi c’è Clos Montmartre nel cuore di Parigi che risale all’epoca gallo-romana ed è attualmente affidato alle cure delle suore badesse; a Vienna invece, vera capitale europea dei vigneti metropolitani, all’interno del Castello di Schönbrunn è stato recuperato il vigneto reale degli Asburgo. A Santiago del Cile alcune delle più rinomate e premiate cantine nazionali, come Concha Y Toro e Almaviva, sono facilmente raggiungibili con il trasporto pubblico. Mentre addirittura a New York dei giovani appassionati riescono a produrre e imbottigliare vino interamente “urban”da delle vigne piantate sul terrazzo di un edificio, nel cuore di Brooklyn!
Napoli è la seconda città in Europa per superficie urbana vitata
E nel nostro Belpaese ? Difendiamo bene la nostra vocazione vitivinicola con la seconda città europea in termini di superficie urbana vitata: ben 200 ettari di vigne combattono contro il cemento di Napoli, producendo vini molto particolari al punto da far nascere il festival delle vigne metropolitane che li celebra con degustazioni che abbracciano tutta la città. Uno splendido esempio sabaudo è la “Vigna della Regina” che cresce rigogliosa all’interno di una magnifica residenza dei Savoia del XVII secolo a Torino e non mancano vigneti “eroici” in posti umidi come la laguna di Venezia, o sotto il sole cocente di Palermo, così come a Siena ed in metropoli come Milano. A catalogare queste vigne così particolari e per creare rete è nata proprio in Italia , a Torino, un’associazione con un acronimo tra i più azzeccati: U.V.A. (Urban Vineyards Association). L’associazione riunisce i vigneti storici all’interno delle grandi città europee che ancora oggi producono vini da preservare, amare e degustare.
Ora che abbiamo capito che basta obliterare un biglietto della metro per godere di un’esperienza enoica da ricordare non abbiamo più scuse, una volta che il lockdown cesserà.