Una pazza scommessa: estirpare le viti di Riesling da un territorio, la Mosella, in cui vive di gloria e successi, per piantarvi al suo posto il pinot nero, il vitigno più complicato e incostante che esista e credere inoltre di poter sfidare in questo severo terroir i giganti della Borgogna che producono i pinot noir più quotati del mondo. Più che audacia sembra un vero e proprio suicidio, morale e commerciale.
L’autore di questa idea apparentemente bizzarra non è uno di quei vigneron improvvisati che confondono passione con illuminazione, ma un rispettato professionista del settore. Daniel Twardowski, é un wine merchant di grande reputazione: dalle sue mani passano proprio quelle etichette straordinarie che desidera sfidare, con lo scopo di riportare la regione della Mosella alle sue origini, quando gli antichi romani costruivano grandi ponti ancora oggi perfetti sul fiume e trasportavano uve rigorosamente rosse.
Twardowski impianta il suo pinot noir nel 2003, in una parcella unica di vigneto di 3 ettari condotto in forma biologica; la produzione, fatta con il minimo intervento umano, prende il via nel 2009. Il vino è chiamato Pinot Noix, gioco di parole che richiama il “noir”, ma che significa letteralmente pinot “noce”: l’ispirazione viene dai corvi locali che usano le rocce di ardesia circostanti il vigneto come schiaccianoci, lasciando cadere dall’alto le noci rubate dalle piante che crescono vicino al fiume. Per l’affinamento, le migliori barriques di rovere francese, di cui 90% usate.
Una volta confermate le grandi qualità del suo vino, organizza con l’aiuto del nostro Luca Martini (già eletto miglior sommelier del mondo) una degustazione alla cieca con una giuria di degustatori professionisti in cui il suo Pinot Noix è servito assieme alla crème de la crème della Borgogna, bottiglie da sogno come Clos de Beze di Armand Rousseau, il raro e carissimo Mersault Rouge del mitico Coche Dury, l’Echezeaux e il Corton Rouge del leggendario Romanée-Conti, tutte delle annate 2011, 2012 e 2013
Ebbene tra 9 vini provati (3 bottiglie dell’umile Pinot Noix e 6 grandi Borgogna), il tedesco si è posizionato al 4° posto, lasciandosi dietro dei mostri sacri come Romanée Conti e Coche Dury. Ecco il risultato finale:
- Chambertin Grand Cru Clos de Beze Domaine Armand Rousseau 2013
- Echezeaux Grand Cru Cote de Nuits Domaine de la Romanée-Conti 2011
- Chambertin Grand Cru Domain Armand Rousseau 2013
- Pinot Noix Ardoise 2012 Daniel Twardowski
- Pinot Noix Ardoise 2013 Daniel Twardowski
- Clos St. Jacques Gevrey-Chambertin omaine Armand Rousseau 2011
- Pinot Noix Ardoise 2011 Daniel Twardowski
- Meursault Rouge Cote de Beaune Domaine Coche-Dury 2013
- Corton Grand Cru Domain de La Romanée-Conti 2013
Risultato assolutamente straordinario per il debuttante Pinot Noix, considerando che il suo vigneto è giovane e non ancora a pieno regime e ricordando che alcune delle bottiglie sfidanti costano da sole quanto una cassa del Pinot germanico. Perciò, prima che i suoi prezzi raggiungano lo stesso livello dei concorrenti, vale sicuramente la pena assicurarsi qualche bottiglia di questo che sarà sicuramente uno dei grandi nomi del pinot nero nel mondo.
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